Metà luglio ed è una caldissima mattinata, di quelle che proprio ti invogliano a trascorrere la giornata in mare, per cercare refrigerio dall’afa…

Indossare la muta sotto un sole cocente non è il massimo ma ciò che ci aspetta ripaga da questo piccolo sacrificio: stiamo andando ad immergerci sopra ad una pagina di storia dell’antica Roma, insomma un tuffo nel 100 A.C. , un museo senza stanze e senza vetri da visitare con bombole ed erogatori!

Il relitto della nave oneraria romana di Albenga ci appare come un vasto accumulo di anfore molto simili tra loro, fortuna che la visibilità ci permette di vedere per intero il sito… La nave da trasporto (oneraria, appunto) si pensa trasportasse circa 11.000 anfore tipo Dressel 1b impilate su 5 livelli e contenevano vino destinato, con molta probabilità, verso i porti della Gallia Narbonense (Narbonne) oppure diretta forse a Massalia, l’attuale Marsiglia.

Dello scafo e quindi del fasciame della nave non rimane nulla di visibile, forse sotto all’enorme accumulo di anfore esiste ancora qualche piccola parte del fasciame; dell’imbarcazione sappiamo che con molta probabilità si trattava di una nave di tipo Corbita e cioè una nave da trasporto fornita di due alberi, su uno dei quali si ponevano come segnale delle ceste (corbes).

Gli scavi archeologici che hanno permesso di portare alla luce questo relitto sono iniziati nel 1950 con una campagna di scavi interrotta e ripresa più volte negli anni seguenti sotto la guida del prof. Lamboglia. I primi scavi e il recupero delle prime anfore vennero effettuati dalla nave Artiglio II° che si avvaleva di una enorme benna a polipo e dopo le prime fasi recupero così disse il prof. Lamboglia: ” Il cimitero delle anfore provocato dalla benna a bordo della nave, avrebbe turbato la coscienza di qualsiasi archeologo e turbò assai la nostra”.

Ad ogni ripresa dei lavori Lamboglia poteva contare su tecnologie di scavo e di recupero sempre più moderne che permettevano il recupero di grossi carichi dal fondale (-42m) fino alla superficie senza danneggiare i reperti, che, poi verranno esposti al museo navale di Albenga.

Attualmente sul sito si vedono ancora moltissime anfore, molte spezzate ed altre quasi intatte adagiate su un sito di notevoli dimensioni 35/40m in lunghezza e circa 15 in larghezza! Questo sito è divenuto anche ottimo rifugio per polpi, murene e gronchi che giocano a nascondino tra i colli lunghi delle anfore, inoltre si trovano nudibranchi, spugne e parecchi spirografi. Anthias, castagnole, triglie e salpe sono ospiti numerosi di questa “oasi” che si differenzia nettamente dalla monotonia del fondale sabbioso e piatto che la circonda, tuttavia è sempre meglio dare un occhio nel blu per catturare con lo sguardo qualche predatore di passo…

L’immersione è una tipica immersione quadra, quindi si arriva subito sul sito posto a profondità comprese tra -39 e -42m, tempo di fondo di 15/20min al massimo considerando una scorta di aria di 3000Nl in una bombola da 15l e la relativa decompressione.

Alla prossima!

Blu Diving Seriate a.s.d. – Lo Staff

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